Mi trovo ogni tanto a parlare con aziende ed imprenditori della crisi del mercato, degli effetti sull’azienda e di eventuali idee per uscire dalla crisi. La domanda che mi viene fatta spesso è “Tu che faresti in questo caso, quale sarebbe la tua strategia che applicheresti alla nostra azienda?”.
Partendo dal presupposto che non credo nella crisi, e credendo che si tratta di un immobilismo psicologico del mercato, quello che di solito rispondo è “Sfrutterei questo momento di staticità degli altri per muovermi più velocemente e prendere in contropiede gli altri”.
Le azioni principali che porterei avanti sono 3:
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la prima azione è Distinguersi ed il momento per farsi notare ed uscire dalla mischia è proprio questo: i competitor riducono il proprio impatto comunicativo e questo significa che è possibile aggredire il mercato con campagne comunicative a costi ridotti. Nel silenzio comunicativo degli altri, far rumore diventa più facile.
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la seconda azione è l’Ottimizzazione di risorse e processi per contenere i costi e aumentare l’efficienza. La crisi è un freno e la competitività rallentata permette di rivedere il modo di lavorare, riorganizzarsi senza perdere eccessivamente tempo e mercato.
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la terza azione è Differenziare la propria offerta di prodotti/servizi rendendola più scalabile e accessibile per acquisire nuovi clienti e mantenere la fedeltà dei vecchi. In un momento di staticità del mercato è necessario introdurre prodotti/servizi a costo ridotto, magari con guadagni minimi, per andare incontro all’esigenza dei clienti che, in tempo di crisi, hanno sicuramente meno soldi e meno propensione alla spesa. Si tratta di una soluzione temporanea, che finirà con il rientrare della crisi, ma che dovrà esser gestita per evitare un posizionamento troppo basso della propria professionalità.
In un momento di crisi la naturale tendenza è quella di giocare in difesa, massimizzare gli utili e immetter fieno in cascina. La realtà però è che la crisi si alimenta proprio così, con un gioco a spirale tra una situazione negativa e le reazioni negative, che sostanzialmente generano l’immobilismo.
In questo momento invece è necessario agire e uscire dagli schemi e spesso, per uscire dagli schemi è necessario investire, rischiare, pazientare ed avere un po’ di sana pazzia e originalità: il risultato non sarà immediato e non porterà soldi rilevanti, ma a crisi conclusa ci si troverà con una base clienti estesa e fidelizzata, e con maggiore disponibilità alla spesa.
Detta metaforicamente, l’immobilismo è una grossa e lunga onda. Chi sta fermo la subisce e può solo sperare di uscirne non troppo malconcio dopo che è passata. Chi ha coraggio e voglia di innovare, può surfare…