Giovedi 11 marzo, come molte altre persone, ho partecipato al convegno Internet è Libertà nella Sala della Regina a Montecitorio. Sono arrivato particolarmente presto e ho avuto così la fortuna di evitarmi la fila formatasi all’ingresso del palazzo negli ultimi minuti prima dell’inizio. Il potere della rete è incredibile: un convegno che doveva esser ristretto a pochi, si è trasformato in una classica scena da discoteca, con gente rimasta fuori, in piedi e sotto la pioggia.
Ospite d’onore del convegno Lawrence Lessig, autore di REMIX, testo fondamentale per capire le nuove dinamiche relative al diritto d’autore e alla fruizione di contenuti e informazione e colui che ha fondato Creative Commons : il suo intervento, molto originale e curato, ha descritto lo scenario della situazione della Rete nel mondo in modo molto chiaro. Ha parlato del problema della regolamentazione affrontato da molte nazioni, dei fattori critici che oggi rendono Internet un campo di battaglia e fonte di molte discussioni, e di come Internet ancora non sia un’entità totalmente definita, completa e regolamentata. Io aggiungerei non ancora compresa, da molti. Lessig ha invitato l’Italia a legiferare e regolamentare guardando al futuro e non al presente. C’è bisogno di vedere un pò più avanti e discutere di cose concrete. Il convegno si è chiuso con una frase di Lessig degna veramente di esser sottolineata: “Grazie per non avermi chiesto nome e cognome per collegarmi a Internet” . Ovviamente la battuta ironica del professore era rivolta all’unicum italiano che prevede l’identificazione per navigare su una rete WiFi.
Cosa mi è rimasto di questo pomeriggio a Montecitorio?
Che fortunatamente in giro per il mondo c’è gente che pensa, fa (e non sta solo a guardare) e diffonde cultura.
Che in Italia, chi promuove un iniziativa importante come questa (fatto sottolineato anche da Lessig), se ne va dopo averla introdotta (video). Parlo di Fini.
Che in Italia chi fa le leggi, ha scoperto pochi minuti prima della conferenza chi è Lessig, che Youtube è di Google (e l’ha sottolineato 3 volte), che Youtube non ha un filtro preventivo (grazie a Riccardo Luna per averglielo spiegato), che il suicidio su Facebook si può fare e non è una diceria, e che se ha voglia di vedere porno può andare su Youporn invece di cercare su Youtube. Parlo di Romani.
Che anche di fronte ad un argomento così importante e dopo 3 ore di convegno, la domanda più posta nei tweet è stata: “Ma quindi?”. Dimostrazione che non si parla mai di cose concrete, ma quasi sempre di fuffa.
Che il popolo della rete non si mobilita solo per cazzeggio: quello davanti all’ingresso di Montecitorio, per chi non l’avesse capito, non era un flashmob, era la voglia di partecipare e far sentire a gran voce che Internet è Libertà e la rete va difesa.