In un’epoca di trasformazione accelerata, l’avvento dell’AI generativa rappresenta un cambiamento dirompente – quasi uno shock organizzativo – che impone alle aziende di apprendere più velocemente che mai. Invece di pianificare a lungo termine nell’incertezza, le organizzazioni stanno adottando un approccio learning-by-doing potenziato dall’AI: imparare costruendo prototipi e soluzioni reali con l’AI, in tempo reale. Questo cambio di focus nasce dalla necessità di adattarsi a contesti ad alta incertezza e rapidità di cambiamento. Basti pensare che strumenti come ChatGPT hanno raggiunto oltre 1 milione di utenti in cinque giorni dal lancio, segnale di un’adozione senza precedenti. Parallelamente, l’adozione aziendale dell’AI sta crescendo in modo esplosivo: nel 2024 il 78% delle organizzazioni dichiarava di usare l’AI, rispetto al 55% dell’anno precedente. Di fronte a questa accelerazione, le imprese all’avanguardia stanno passando dal semplice “studiare l’AI” al “costruire con l’AI” – sperimentando sul campo per capire rapidamente come creare valore. Il focus di questa sesta edizione di InsideTheShift è dunque su “Learning by Building with AI”: come apprendere facendo leva sull’AI generativa, trasformando l’incertezza in opportunità di innovazione concreta.

Understanding the Shift: capire l’incertezza

Perché “imparare facendo” con l’AI è diventato il mantra dell’innovazione odierna? In contesti turbolenti, nessuno possiede tutte le risposte su come usare al meglio l’AI generativa – nemmeno i CEO. Un recente sondaggio BCG ha rivelato che il 52% dei CEO ammette di non comprendere appieno l’AI generativa e addirittura ne scoraggia l’uso interno, temendo rischi e incognite. Eppure, questa incertezza generalizzata è esattamente il motivo per cui è fondamentale sperimentare: nessuno oggi “capisce pienamente” l’AI generativa, perciò attendere passivamente chiarimenti è un errore. La pattern di successo emersa è piuttosto quella di coltivare una cultura di sperimentazione consapevole e di “apprendimento attivo sul campo”. Le organizzazioni che osano fare testando l’AI nel proprio contesto sviluppano conoscenze pratiche e vantaggi competitivi, mentre chi rimane in attesa rischia di subire il peggio di entrambi i mondi: non comprenderanno l’AI riusciranno a tenere il passo dei concorrenti proattivi.

Inoltre, molte aziende scoprono che i propri dipendenti sono pronti e motivati a sperimentare con l’AI. In un sondaggio su 500 leader IT, solo il 2% vedeva l’AI come una minaccia per la propria carriera, mentre il 61% crede che l’AI migliorerà il proprio lavoro o creerà nuove opportunità. Piuttosto che resistere al cambiamento, i talenti in azienda sono “ready, willing and able” di abbracciare l’AI e trovare modi ingegnosi per fare meglio il proprio lavoro. Questa predisposizione positiva riduce l’attrito e favorisce un mindset di apprendimento continuo.

Non è la prima volta che viviamo una trasformazione così rapida: l’adozione massiccia dello smartphone fu un precedente “shock” tecnologico – ricordiamo che persino leader visionari inizialmente sottovalutarono l’iPhone. La lezione appresa è che chi sottostima un cambiamento di paradigma poi se ne pente. Oggi, con l’AI generativa, “nessuno fra qualche anno rimpiangerà di averla presa troppo sul serio o di essersi mosso troppo velocemente”. Al contrario, le aziende lungimiranti riconoscono che per capire davvero come l’AI può creare valore, bisogna sporcarsi le mani: provare casi d’uso reali, iterare rapidamente e imparare dagli errori. In sintesi, comprendere questo shift significa accettare che sperimentazione e apprendimento pratico non sono attività parallele al lavoro – sono il lavoro stesso in epoca di AI.

The Core: un nuovo motore per l’innovazione

Al cuore di “learning by building with AI” c’è una metodologia pragmatica: sperimentazione rapida, prototipazione veloce, validazione continua. In pratica, le aziende pioniere adottano cicli brevi di sviluppo in cui l’AI generativa è integrata come strumento creativo e acceleratore. I passaggi fondamentali di questo approccio comprendono:

  • Rapid Prototyping con AI: sfruttare modelli generativi (come LLM tipo GPT-4, generatori di immagini o di codice) per sviluppare proof-of-concept in tempi lampo. Funzionalità che prima richiedevano mesi di sviluppo possono oggi essere costruite in giorni o ore semplicemente scrivendo i giusti prompt. Come osserva Andrew Ng, grazie all’AI “capacità che prima richiedevano mesi possono a volte essere prototipate in giorni o ore”. Ciò consente ai team di materializzare un’idea quasi immediatamente e metterla alla prova sul campo. Un esempio pratico: startup tech riferiscono di riuscire a generare MVP (Minimum Viable Product) basati su AI in un weekend, laddove uno sviluppo tradizionale avrebbe impiegato settimane – cambiando radicalmente le regole del gioco per il time-to-market.
  • Validazione ed Iterazione Continua: una volta creato un prototipo con l’ausilio dell’AI, si passa subito a testarlo e raccogliere feedback rapidi (dai colleghi, da un piccolo gruppo di utenti, o tramite simulazioni interne). L’adozione del classico ciclo build–measure–learn del Lean Startup viene così compressa e accelerata dall’AI: se costruire un prototipo richiede solo pochi giorni, anche il ciclo di feedback deve contrarsi di conseguenza. Le organizzazioni di successo implementano mini-esperimenti continui, pronti a cambiare rotta (“pivot”) sulla base di ciò che funziona o meno. Importante è anche definire metriche chiare per valutare rapidamente ogni esperimento (es. % di miglioramento in un processo, gradimento utenti, riduzione tempi). Questa iterazione costante crea un flusso di apprendimento pratico: ogni prototipo insegnia qualcosa, anche quando fallisce.
  • Scale-up responsabile: mano a mano che un’idea è validata in piccolo, l’approccio learning-by-doing prevede di scalarla gradualmente, integrando l’AI nei processi reali. In questa fase entrano in gioco “guardrail” (corridoi di sicurezza) per un’adozione sicura: linee guida etiche, governance e monitoraggio dei risultati. Molte imprese creano team dedicati o champion interni per guidare questi progetti AI in fase pilota e garantirne l’allineamento strategico. Ad esempio, si nominano esperti per “sorvegliare, fare coaching e arbitrare” l’uso dell’AI nei team, bilanciando libertà di innovazione con controllo dei rischi. L’approccio “learn by building” non è anarchia creativa, ma sperimentazione strutturata: piccoli progetti, obiettivi chiari, monitoraggio costante e condivisione delle lezioni apprese in tutta l’organizzazione.

Questo nucleo metodologico si applica trasversalmente: dai team di sviluppo prodotto, ai reparti marketing che testano campagne generate dall’AI, fino alle risorse umane che prototipano chatbot interni per il training. La parola d’ordine è “fare per imparare”, il che richiede strumenti e un ambiente adeguato. Tool e tecniche abilitanti includono: piattaforme di prototipazione veloce (anche no-code/low-code con AI integrata), API cloud AI pronte all’uso, servizi come GitHub Copilot per accelerare la programmazione, e tecniche di prompt engineering per ottenere dall’AI output utili nei primi tentativi. Alcune organizzazioni allestiscono veri sandbox o AI Lab interni, dove i team possono sperimentare liberamente con modelli generativi su dati aziendali, senza impattare i sistemi di produzione. Il core di learning-by-building è dunque un mix di mindset (sperimentiamo!), metodo (cicli rapidi, MVP, feedback loop) e tecnologia (gli strumenti AI che rendono tutto più veloce).

Un esempio emblematico di questo approccio in azione: CVS Health, colosso USA della sanità, ha lanciato un hackathon aziendale di 6 settimane per esplorare l’AI generativa. In poco più di un mese, 21 team interfunzionali hanno prodotto 36 idee, sviluppato 18 prototipi e infine selezionato 6 soluzioni pilota pronte per l’implementazione. Il tutto, affrontando sfide reali: ad esempio, uno dei prototipi vincenti è stato un chatbot AI per i clienti, destinato a ridurre drasticamente il volume di chiamate ai call center. La chiave del successo? Un processo ben orchestrato: primo, partecipazione diffusa (hanno coinvolto dipendenti da 21 reparti diversi); secondo, prototipazione lampo (idee raccolte su una piattaforma condivisa e trasformate in demo funzionanti in pochi giorni); terzo, allineamento strategico (i criteri di valutazione premiavano le idee in linea con le priorità di business di CVS). Iniziative come questa dimostrano che un’innovazione strutturata e inclusiva può trasformare tecnologie emergenti in soluzioni scalabili rapidamente. In sostanza, CVS non ha semplicemente studiato le potenzialità dell’AI su carta: ha imparato facendola, costruendo prototipi concreti e traendo in poche settimane intuizioni che avrebbero richiesto mesi con approcci tradizionali.

The Broader Shift: come ripensare le aziende nell’era degli shock

L’adozione trasversale dell’approccio learning-by-building con l’AI porta benefici che vanno oltre i singoli progetti, innescando un cambiamento più ampio in azienda. In primis, i risultati tangibili di queste sperimentazioni alimentano un circolo virtuoso strategico: riduzione drastica del time-to-market, maggiore agilità e una cultura aziendale improntata all’apprendimento continuo. Ad esempio, ripensando i propri processi di marketing con l’ausilio massiccio di agenti AI, Accenture è riuscita a ridurre i compiti manuali del ~30% e accelerare la velocità di go-to-market dal 25% fino al 55%. Questi numeri indicano un vantaggio competitivo notevole: prodotti e campagne lanciati in metà tempo rispetto al passato significano soddisfare i bisogni dei clienti prima dei concorrenti. Inoltre, i dipendenti liberati da attività ripetitive possono concentrarsi su compiti strategici e creativi a valore aggiunto. Infatti, gli studi confermano che l’AI generativa, se ben usata, aumenta la produttività e può aiutare a colmare gap di competenze nel workforce invece di ampliarle. In altre parole, la sperimentazione con l’AI non solo velocizza i processi, ma fa crescere le persone: ogni progetto è un’occasione per sviluppare nuove skill digitali e per diffondere una mentalità più aperta al cambiamento.

Un altro beneficio strategico è l’adattabilità organizzativa. Un’azienda che pratica il learning-by-doing allenato dall’AI diventa più reattiva agli shock esterni. Si consideri l’esempio di un grande gruppo manifatturiero che, di fronte a improvvisi cambi di mercato, attiva in poche settimane decine di micro-progetti con AI per esplorare soluzioni (dall’ottimizzazione della supply chain con modelli predittivi, a nuovi servizi digitali per i clienti). Alcune organizzazioni hanno persino istituito nuove figure per orchestrare questo fermento: una manager intervistata riporta di aver creato il ruolo di “Head of Generative AI” il cui compito è “dare un senso e coordinare le centinaia di esperimenti che abbiamo in corso ogni giorno”. Ciò illustra come le imprese leader stiano passando da progetti AI isolati a un portfolio continuo di esperimenti, governati però con metodo. Dal punto di vista organizzativo, ciò implica rompere sili e favorire la contaminazione di competenze: sviluppatori, data scientist, esperti di business e persino figure non tech collaborano fianco a fianco in team agili focalizzati su prototipi AI. Questa collaborazione cross-funzionale – spesso emersa nei contesti di hackathon interni – alimenta un trasferimento di conoscenze rapido e crea coesione attorno all’innovazione.

Naturalmente, abbracciare questa filosofia richiede un’evoluzione della leadership e del mindset aziendale. I leader devono incoraggiare l’apprendimento attivo e accettare un certo grado di rischio calcolato. Serve leadership “visionaria” ma concreta, capace di ispirare sperimentazione ma anche di fornire i giusti strumenti e supporti. Ad esempio, le aziende più mature in questo percorso investono in programmi di upskilling massicci: Accenture, per dire, ha lanciato un programma di training generativo per migliaia di dipendenti, e nel suo reparto Marketing ha affiancato ad ogni “AI agent” un people lead umano incaricato di “addestrare” l’agente e trasferire feedback bidirezionale. Questo approccio riflette una cultura di sperimentazione continua, dove umani e AI imparano insieme in un rapporto di partnership e fiducia reciproca.

Cambiano anche i modelli di apprendimento organizzativo: dal tradizionale training top-down si passa a un apprendimento on-the-job distribuito. I dipendenti diventano studenti e insegnanti allo stesso tempo – imparano dall’AI ma anche insegnano all’AI (ad esempio tramite il feedback iterativo ai sistemi generativi). Le organizzazioni all’avanguardia valorizzano e premiano questo comportamento. Alcune hanno introdotto sistemi di incentivazione che riconoscono chi sperimenta nuove soluzioni AI o condivide le lezioni apprese con il resto dell’azienda.

In sintesi, il broader shift consiste nel vedere l’AI generativa non come un semplice strumento tecnico, ma come un catalizzatore per ridisegnare il modo in cui l’azienda apprende e innova. Si tratta di “ri-cablare” processi e workflow perché l’AI possa esprimerne tutto il potenziale. Questo può voler dire riorganizzare interi flussi di lavoro attorno a nuove capacità (McKinsey rileva che già il 21% delle aziende che usano l’AI ha fondamentalmente ridisegnato almeno alcuni processi grazie all’AI). In definitiva, il cambiamento più ampio portato dal learning-by-building with AI è una azienda più veloce, adattabile e ‘apprendente’: veloce nel portare innovazioni sul mercato, adattabile ai cambiamenti di contesto, e sempre in modalità di apprendimento e miglioramento continui.

What’s Next: imparare e scalare il business

Cosa ci riserva il futuro prossimo se percorriamo la strada del learning by building con l’AI? Possiamo aspettarci un’ulteriore pervasività dell’AI generativa in ogni aspetto del business e del lavoro quotidiano. Molto presto, ogni nuovo dipendente arriverà in azienda con strumenti come ChatGPT sul proprio telefono e li considererà parte naturale della cassetta degli attrezzi. Analogamente, i clienti diventeranno sempre più abituati ad interagire con assistenti AI nelle app, nei siti e nei servizi di supporto di qualsiasi azienda. Questo significa che le imprese dovranno continuare a imparare e costruire insieme all’AI per stare al passo con aspettative in rapida evoluzione. Chi oggi sperimenta con l’AI per migliorare prodotti e processi, domani dovrà integrarla stabilmente su scala più ampia. Ciò richiederà di passare dalla fase pionieristica (molti esperimenti localizzati) a una fase di implementazione sistematica: le metodologie e buone pratiche apprese nei pilot andranno incorporate nei processi standard, e le infrastrutture aziendali (IT, governance, data management) dovranno adeguarsi per supportare un uso massiccio dell’AI.

All’orizzonte vi sono anche nuove frontiere dell’AI stessa che spingeranno ulteriormente il paradigma del learning-by-doing. Ad esempio, si parla di “agentic AI” – sistemi AI più autonomi che possono compiere serie di azioni complesse. Quando queste tecnologie matureranno, le organizzazioni dovranno nuovamente sporcarsi le mani per capire come sfruttarle responsabilmente: immaginare casi d’uso, testare prototipi di AI agent che coadiuvano (o automatizzano) interi flussi di lavoro, e definire nuovi ruoli umani per supervisionarli. Il learn by building rimarrà l’approccio vincente anche di fronte a queste novità: nessun manuale preconfezionato spiegherà come impiegare un agent AI nella vostra supply chain o nel vostro team creativo – lo scoprirete solo provandoci direttamente, in piccolo, e crescendo da lì.

È lecito aspettarsi anche un’evoluzione nelle strutture organizzative. Mentre oggi molte aziende operano con Centers of Excellence centralizzati per l’AI, in futuro l’AI diventerà più democratica e diffusa. Potremmo vedere la nascita di “AI fluency” come skill fondamentale per ogni dipendente, analogamente a come l’uso del PC è diventato ubiquo. Programmi di formazione interna sul prompting e sull’uso efficace degli strumenti AI diventeranno parte integrante dello sviluppo professionale. Accenture, ad esempio, ha lanciato un programma chiamato LearnVantage per diffondere competenze di AI generativa in tutta la sua forza lavoro, segno che grandi imprese stanno investendo nell’alfabetizzazione AI di massa. Questa democratizzazione permetterà di ampliare ancora di più la pratica del learning-by-doing: ogni team potrà fare piccoli esperimenti con l’AI nel proprio ambito, senza dover aspettare indicazioni dall’alto, creando un tessuto di innovazione distribuita.

Sul fronte dei modelli di leadership, assisteremo probabilmente all’emergere di leader più tech-savvy e orientati alla sperimentazione. Harvard Business Review avverte che molti leader attuali non sono preparati a sfruttare appieno il potenziale dell’AI generativa e devono sviluppare competenze tecniche e nuove mentalità. I leader di domani dovranno essere facilitatori dell’apprendimento organizzativo: capaci di costruire visioni chiare sull’AI ma anche di incoraggiare l’azione decentralizzata, tollerare gli errori come parte del processo di innovazione e assicurare al contempo che sperimentazione e governance vadano a braccetto.

Infine, what’s next include sicuramente il tema della scalabilità sostenibile ed etica. Mano a mano che il numero di prototipi e progetti AI cresce, le aziende dovranno dotarsi di solide pratiche per scalare ciò che funziona in modo responsabile. Questo significa integrare considerazioni di AI responsabile fin dalla fase di sperimentazione: valutare i rischi (bias, privacy, sicurezza) di ogni nuovo caso d’uso AI e coinvolgere funzioni come compliance e IT security nel processo di innovazione. Fortunatamente, vediamo segnali positivi: sempre più organizzazioni stanno mitigando attivamente rischi legati all’AI come inaccuratezza, violazioni IP e cybersecurity. La sfida sarà continuare su questa strada, così che il “fare presto” non comprometta il “fare bene”.

In conclusione, il prossimo capitolo di learning by building with AI vedrà aziende ancora più immerse nell’AI, che imparano non solo a correre con l’AI, ma anche a governarla con saggezza mentre corrono. Chi saprà combinare velocità e responsabilità plasmerà i nuovi standard dell’innovazione. Per tutti gli altri, il rischio è di farsi trovare in ritardo in un mondo che non aspetta: come ammonisce Stanford HAI, l’AI non è confinata a un settore, sta trasformando ogni industria, e il suo impatto continuerà a crescere. What’s next è quindi un invito all’azione: continuare ad imparare costruendo, oggi più che mai.

Takeaways

  • Sperimentare per Sopravvivere: Nell’era dell’AI generativa, la sperimentazione pratica è diventata una necessità strategica. Attendere di “capire tutto” prima di agire è un lusso che le aziende non possono permettersi – l’unica via per comprendere davvero l’AI è provarla nei propri processi. Le organizzazioni stanno scoprendo che l’apprendimento avviene facendo, e chi inibisce l’uso dell’AI per paura dell’ignoto rischia di restare indietro rispetto ai concorrenti più audaci.
  • Cultura del Learning-by-Doing: Le imprese di successo coltivano una cultura in cui si impara attivamente costruendo cose nuove con l’AI. Ciò implica incoraggiare l’esperimento continuo, accettare piccoli fallimenti come lezioni e diffondere competenze AI tra tutti i livelli. Un ambiente del genere stimola i talenti – già ben disposti verso l’AI – a proporre idee e soluzioni innovative (il 61% dei lavoratori tech vede l’AI come un potenziamento del proprio ruolo). Una cultura di sperimentazione continua garantisce anche che il feedback tra umani e AI sia costante e bidirezionale, migliorando entrambi.
  • Prototipi Veloci, Benefici Tangibili: Adottare tecniche come rapid prototyping, hackathon interni e sviluppi Agile accelerati dall’AI porta risultati concreti in tempi brevissimi. Ad esempio, CVS Health ha ottenuto 6 prototipi pronti al pilot in 6 settimane grazie a un hackathon su AI generativa. Questa velocità di iterazione riduce drasticamente il time-to-market: realtà come Accenture testimoniano incrementi di velocità dal 25% fino oltre il 50% in alcune attività grazie all’integrazione dell’AI nei flussi di lavoro. L’effetto cumulativo è un’innovazione più rapida e una capacità di risposta agile alle esigenze del mercato.
  • Adattabilità e Vantaggio Competitivo: Il learning-by-building con l’AI rafforza la resilienza e l’adattabilità organizzativa. Le aziende che sperimentano a ampio raggio possono riconfigurare processi e offerte in risposta ai cambiamenti con rapidità, mitigando l’impatto degli shock esterni. L’adozione dell’AI si sta estendendo a tutte le funzioni aziendali (oltre il 70% delle imprese la usa regolarmente almeno in un’area) e sta iniziando a tradursi in benefici misurabili: aumenti di ricavi e riduzioni di costi sono già osservati in diversi reparti grazie all’AI. Anche se a livello di intera azienda l’impatto sul bottom-line è ancora agli inizi, le organizzazioni più grandi stanno predisponendo le pratiche e strutture per scalare queste sperimentazioni (roadmap dedicate, KPI chiari, team di trasformazione), costruendo un vantaggio competitivo sostenibile.
  • Leadership e Governance Evolutiva: Infine, il learning-by-doing amplificato dall’AI richiede leadership evolutive e un nuovo approccio alla governance. I leader devono fungere da facilitatori – fornendo visione e guida etica, ma anche lasciando autonomia ai team per iterare rapidamente. Strutture come center of excellence per l’AI e figure come gli AI product owner o gli AI ethicist diventano cruciali per diffondere best practice e gestire i rischi. La governance dell’AI non è più solo controllo, ma diventa un processo di “policing, coaching and refereeing” interno, per assicurare che ogni esperimento sia sia audace che responsabile. Le organizzazioni che bilanciano libertà di innovare con solide linee guida vedono crescere fiducia e adozione: i dipendenti usano l’AI con consapevolezza e i clienti accolgono positivamente i nuovi servizi basati sull’AI quando c’è trasparenza e affidabilità.

Recommended Resources

  • McKinsey – The State of AI 2024: Un rapporto globale con dati su adozione e impatto dell’AI. Evidenzia l’accelerazione dell’uso dell’AI generativa (71% delle aziende la usa in almeno una funzione) e l’importanza di ridisegnare processi e formazione per catturare valore. Utile per capire trend e best practice di scala.
  • MIT Sloan Management Review – “Want More Clarity on Generative AI? Experiment Widely” (2023): Articolo di Lynda Gratton che paragona l’avvento dell’AI generativa a uno “scenario COVID” per il mondo del lavoro. Sottolinea come l’ambiguità iniziale vada affrontata con esperimenti diffusi, citando organizzazioni con centinaia di esperimenti AI in parallelo e indicando che il processo è “ricco di ambiguità, esperimenti e cambi di idea”, ovvero un vero processo di apprendimento. Offre insight sul change management e il coinvolgimento dei leader.
  • CIO.com – “Generative AI: now is the time to learn by doing” (Bryan Kirschner, 2023): Un punto di vista che incoraggia i CIO e i dirigenti IT a adottare subito l’AI con una mentalità di apprendimento pratico. Contiene dati interessanti (ad es. la maggioranza dei professionisti IT si sente già in grado di costruire applicazioni AI) e mette in guardia dai rischi di restare fermi. Enfatizza la necessità di una cultura sperimentale consapevole e di non aspettare una comprensione teorica perfetta che non arriverà mai.
  • Case Study – Scaling Generative AI in Healthcare with Hackathons (CVS Health, 2023): Descrizione dettagliata dell’hackathon GenAI organizzato da CVS Health. Mostra come un’azienda tradizionale possa attivare 21 team cross-funzionali e generare decine di idee e prototipi in poche settimane. Il case study evidenzia elementi di successo trasferibili: inclusione di tutta l’organizzazione, domanda sfidante focalizzata, piattaforma per raccogliere idee, criteri di valutazione chiari e percorso verso il pilot. È un modello replicabile per chi vuole organizzare iniziative simili.
  • Accenture – Making Reinvention Real with Gen AI (2023): Report (case study Accenture Marketing + Communications) che racconta come Accenture ha reinventato la propria funzione marketing integrando 14 AI agent nel team. Notevole la parte su cultura e competenze: spiega come hanno formato 954 marketer a collaborare con gli agenti AI e istituito un meccanismo di feedback continuo uomo-macchina. Risultati concreti: +25% valore di brand, –30% attività manuali, velocità di esecuzione aumentata fino al 50%. Una lettura ispirazionale su come orchestrare cambiamento di mindset, skill e processi attorno all’AI.

(Ulteriori risorse consigliate includono l’AI Index 2025 di Stanford HAI per dati aggiornati su investimenti e adozione dell’AI, e articoli HBR come “How the Next Generation of Managers Is Using GenAI” per capire le sfide di leadership nella gestione dell’AI.)

Toolbox

Per implementare efficacemente Learning by Building with AI, le organizzazioni possono fare affidamento su una varietà di strumenti e metodi pratici:

  • Strumenti di AI Generativa: Utilizzare modelli di linguaggio (LLM) come OpenAI GPT-4 o Claude come “co-piloti” per brainstorming, stesura di documenti e persino generazione di codice. Per la creazione rapida di interfacce o prototipi software, strumenti come GitHub Copilot integrati negli IDE aiutano gli sviluppatori a scrivere codice più velocemente sfruttando l’AI. Sul versante creativo, generatori di immagini (es. DALL-E, Midjourney) o di video possono produrre in pochi minuti asset visivi per testare concept di design o campagne di marketing. Secondo un’indagine, oltre il 60% delle aziende già usa l’AI generativa per creare testi, un terzo genera immagini e almeno un quarto produce codice con questi strumenti, segno che tali tool sono ormai parte integrante del toolkit di prototipazione.
  • Piattaforme di Prototipazione e No-Code: Piattaforme di sviluppo rapido come Bubble, Adalo o soluzioni enterprise come Power Platform di Microsoft con integrazione di AI (AI Builder) permettono a team non tecnici di costruire applicazioni semplici potenziate da servizi AI (es. modelli pre-addestrati per visione o linguaggio). Questo democratizza la fase di build, consentendo a innovatori di business di creare MVP AI-driven senza dover scrivere codice complesso. Ad esempio, grazie a tool del genere un team HR può prototipare un chatbot HR addestrato su policy aziendali in pochi giorni, da testare internamente per automatizzare FAQ dei dipendenti. Queste piattaforme spesso includono connettori API per integrare facilmente servizi come OpenAI, Google Cloud AI o altri, amplificando le capacità dei prototipi.
  • Framework e Metodi Agile con AI: Integrare l’AI nei framework di innovazione esistenti. Ad esempio, utilizzare Design Thinking arricchito con AI: nella fase di ideazione, generare molteplici soluzioni con strumenti generativi; nella fase prototipazione, usare AI per creare rapidamente mockup o simulazioni da sottoporre agli utenti. Oppure applicare la metodologia Lean Startup in chiave AI, come suggerito da esperti: sfruttare l’AI per comprimere la fase “Build” (prototipo pronto in giorni), e adottare tattiche di rapid user feedback (anche informale) per velocizzare la fase “Measure”. Questo consente iterazioni molto più rapide del normale. Inoltre, pratiche Agile come sprint brevi possono includere nel definition of done delle user story la sperimentazione con un modello AI e la valutazione del risultato rispetto ai criteri attesi. Team di sviluppo stanno anche introducendo il ruolo di AI Prompt Engineer all’interno degli sprint, ossia uno specialista che durante lo sviluppo ottimizza le richieste ai modelli AI per ottenere le funzionalità desiderate.
  • Infrastruttura e Sandboxing Sicuro: Allestire ambienti di sandbox dove i team possano giocare con dati aziendali e modelli AI senza rischi per i sistemi core. Strumenti containerizzati o ambienti cloud isolati (ad es. istanze Jupyter/Colab aziendali con accesso a modelli) permettono ai data scientist di provare algoritmi e ai developer di integrare API AI in modo controllato. Contestualmente, dotarsi di un framework di governance – linee guida su cosa è consentito (es. usare dati non sensibili nei test), come validare gli output AI e come documentare ogni esperimento. Soluzioni di ML Operations (MLOps) come MLflow o Kubeflow possono aiutare a tenere traccia degli esperimenti AI, versionare i modelli e promuovere facilmente un prototipo efficace dallo stadio di test a un pilot in produzione. In pratica, l’azienda costruisce una “fabbrica di sperimentazione” dove è facile avviare nuovi progetti AI e altrettanto facile spegnerli o scalarli, il tutto con la dovuta supervisione.
  • Community di Pratica & Knowledge Sharing: Un toolbox non è fatto solo di tecnologia, ma anche di persone e conoscenza. Creare comunità interne (es. un canale dedicato all’AI generativa su Slack/Teams, incontri mensili di un AI Guild) dove i pionieri condividono le loro esperienze, trucchi e fallimenti, è fondamentale. Questo trasforma ogni progetto individuale in apprendimento collettivo. Molte aziende di successo hanno lanciato programmi di ambasciatori AI o hub di risorse (wiki interne con linee guida su prompt efficaci, repository di codice riutilizzabile, ecc.). Ad esempio, Medium riporta il consiglio di adottare la metafora dell’“AI come intern entusiasta”: trattare l’AI come fareste con un neoassunto proattivo ma inesperto – dandogli compiti, verificando il lavoro e fornendo feedback. Diffondere questo genere di mental model tramite workshop pratici aiuta i dipendenti a interagire con l’AI in modo costruttivo e senza timori reverenziali, massimizzando l’apprendimento.

In sintesi, la toolbox per il learning-by-building comprende sia tecnologie abilitanti (modelli, piattaforme rapide, infrastrutture sicure) sia processi agili e comunità di apprendimento. Dotarsi di questi strumenti consente all’azienda di passare dall’idea all’azione con l’AI in modo veloce, sicuro e ripetibile, creando le condizioni ottimali per un miglioramento continuo.

Shift Continues

La trasformazione verso una cultura di apprendimento continuo attraverso il fare, potenziata dall’AI, è appena iniziata – e non mostra segni di rallentamento. Ogni nuovo progetto pilota, ogni prototipo costruito e ogni lezione appresa alimentano il prossimo ciclo di innovazione, in un percorso iterativo in cui l’azienda diventa ogni giorno più intelligente e adattiva. Come abbiamo visto, imprese di ogni settore stanno scoprendo che il segreto per prosperare in tempi di incertezza non è chiudersi in analisi teoriche o attendismi prudenti, ma abbracciare l’incertezza sperimentando.

Questo shift richiede coraggio organizzativo: significa fidarsi delle proprie persone – dare loro spazio per provare idee nuove con l’AI – e al tempo stesso costruire i giusti guardrail per non uscire di strada. Significa anche rivedere vecchi paradigmi: dai modelli di business (che possono evolvere man mano che l’AI apre possibilità prima impensabili) ai modelli di apprendimento (dal training formale a quello sul campo), fino ai modelli di leadership. Non tutti i tentativi daranno frutti immediati, ma un’organizzazione che impara velocemente dai propri esperimenti diventa antifragile, capace di trarre vantaggio anche dagli errori. In fondo, ogni prototipo non riuscito ci dice qualcosa su cosa evitare o migliorare al giro successivo.

Guardando avanti, possiamo aspettarci che questo movimento continui a evolvere e ampliarsi: più aziende adotteranno pratiche di learning by building, più casi d’uso innovativi emergeranno (oggi ancora inimmaginabili), e più la comunità di pratiche intorno all’AI crescerà, generando conoscenze condivise. È un po’ come una grande palestra collettiva: ogni azienda che sperimenta contribuisce a far progredire lo state of the art dell’AI applicata, i cui benefici ricadono poi sull’ecosistema economico più ampio.

Nel frattempo, le organizzazioni dovranno continuare a bilanciare velocità e saggezza, innovazione e responsabilità. Come sottolinea Stanford HAI, siamo in un momento in cui l’ottimismo globale sull’AI è in crescita nonostante le sfide: c’è una finestra di opportunità per guidare questa trasformazione in modo positivo, umano-centrico e sostenibile. Chi saprà imparare facendo con l’AI, mantenendo i valori e lo scopo al centro, non solo accelererà la propria crescita ma contribuirà a plasmare un futuro in cui tecnologia e creatività umana si potenziano a vicenda.

Il viaggio di InsideTheShift ci insegna proprio questo: il shift è un processo continuo, una serie di passi in avanti guidati dalla curiosità e dal miglioramento costante. L’edizione #6 ha esplorato come learning by building with AI stia ridefinendo le regole del gioco. Ma il cambiamento non si ferma qui. The shift continues – e spetta a noi essere protagonisti attivi, builders instancabili, di questa nuova era di innovazione. Con ogni progetto che costruiamo e da cui impariamo, acceleriamo il passo verso il futuro. E il futuro, grazie a questa attitudine, lo costruiamo – e impariamo – un prototipo alla volta.

Comments are closed