In questi mesi si è parlato spesso di PhotoSharing, PhotoDiscovery, fotografia e fotografi, professionisti o amatori, iphonografia e molto altro.
Molti hanno scritto che la fotografia, quella tradizionale sia morta. Ma in fondo, per qualcuno, ad ogni novità ed evoluzione muore sempre qualcosa.
Qualcuno ha scritto che la fotografia digitale, ma sopratutto la iPhonografia abbia ucciso la vera fotografia: quantità smisurate di foto, qualità sempre più basse, meno dettagli, meno tecnicismi, meno arte. Altri invece hanno scritto che questo nuovo modo di fare fotografia sia fondamentalmente una esigenza dettata dal tempo, sempre meno a disposizione, dalla voglia di condivisione ma soprattutto sia un cambiamento fisiologico dettato dall’evoluzione e dalla diffusione degli smartphone. L’esplosione mobile ha evidentemente cambiato molte cose, forse sulla fotografia in particolar modo.
Secondo me, non è morto nulla, è semplicemente evoluta la fotografia e cambiata la modalità di fruizione, il tempo a disposizione delle persone, e le esigenze nonchè le modalità di costruire una propria memoria di emozioni.
Come ho scritto più volte, quello che è successo con Instagram è un po’ come quello che è successo con gli MP3 e la musica.
Instagram, ma in generale il PhotoSharing, ha reso di massa la fotografia intesa come istantanea di un momento e di nicchia la fotografia tecnica, fatta di tecnicismi. Ma la fotografia, in se e per se, è rimasta quella che è sempre stata nel suo valore e nel suo contenuto.
La fotografia è ancora arte, sentimenti e momenti della vita, ma ha guadagnato con questa evoluzione l’aggiunta di meta informazioni che la rendono più completa. Una foto non racconta più una emozione ma una storia fatta di date, luoghi, interazioni e relazioni con persone che in quel momento erano nello stesso posto.
Grazie ad Overgram per questa infografica.