Oltre i confini dell’immaginazione: il pensiero creativo supportato da AI

Questa mattina mentre navigavo nel feed leggendo diversi contenuti e facendo un po’ della mia curation mattutina, mi sono imbattuto in un esperimento condotto da Allie K. Miller e Reid Hoffman riguardo al tema Creatività e AI. In pochi minuti di videoil loro confronto offre spunti illuminanti su come si possa sfruttare l’AI per potenziare il nostro pensiero creativo.

In un modo non molto diverso da un lavoro di sperimentazione che ho fatto con un cliente recentemente durante il quale abbiamo simulato i sei cappelli di Edward de Bono, attraverso l’addestramento di un GPT, la loro conversazione ha visto l’impiego di diversi GPT personalizzati, ed una sequenza di domande e quesiti per analizzare un tema.

Il punto focale su cui riflettere non è quale AI utilizzano e come, ma l’importanza della co-creazione uomo-macchina in un futuro ormai presente.

L’orchestra GPT: una sinfonia di prospettive

Miller e Hoffman hanno creato un “Entourage AI”, un ensemble di GPT ciascuno con un ruolo specifico:

  1. Lo Scriba: per sintetizzare e documentare
  2. Il Ricercatore: per fornire dati e contesto
  3. Lo Scettico: per sollevare dubbi e sfide
  4. L’Acceleratore: per spingere le idee oltre i limiti
  5. Lo Storico: per offrire prospettive storiche
  6. Il Gemello Digitale: per emulare il pensiero umano

Questa diversità di “voci” IA, che ricorda appunto i sei cappelli di De Bono, permette di esplorare problemi da angolazioni multiple, ampliando l’orizzonte creativo. Come osserva Hoffman: “È come suonare un’orchestra GPT per aiutarci a compiere i nostri compiti meglio.”

La metafora musicale nell’era dell’IA

La metafora dell’orchestra non è casuale. Hoffman sottolinea: “Le persone pensano spesso di interagire con una sola cosa, ma l’idea di avere un entourage, un ensemble, un set di cose diverse… e ti ritrovi che improvvisamente stai creando musica molto più interessante.” Questa visione si allinea perfettamente con la teoria dei sei cappelli del pensiero di Edward de Bono, dimostrando come diverse modalità di pensiero, diverse competenze e discipline, diverse angolazioni e punti di vista – ora amplificate dall’IA – possano coesistere e collaborare.

Lateralità del pensiero e IA: danzare con l’inaspettato

L’interazione con diverse intelligenze artificiali, come dimostrato dall’esempio del “Cheshire Cat GPT” nell’esperimento di Allie K. Miller e Reid Hoffman, rivela come l’IA possa “danzare con l’inaspettato“. Questo modello ha risposto mescolando temi di creatività con metafore musicali, creando connessioni sorprendenti che ampliano il nostro orizzonte creativo. La capacità dell’IA di combinare elementi in modi non convenzionali evidenzia il suo potenziale nel promuovere il pensiero laterale, un approccio che esplora nuove angolazioni e sfide preconcetti, portando a scoperte innovative e inaspettate.

L’IA come strumento di fact-checking e validazione

Hoffman evidenzia un punto cruciale: “Una delle frequenti idee sbagliate sui GPT è che l’unica cosa che si ottiene indietro è la suddivisione dei dati inseriti, invece della sintesi e di cose effettivamente nuove.” Questo sottolinea l’importanza di utilizzare l’IA non solo per la generazione di idee, ma anche per la loro validazione e contestualizzazione. Utilizzando l’IA come strumento di fact-checking, possiamo verificare l’accuratezza delle informazioni e identificare eventuali bias o errori nei dati di partenza. L’IA può contestualizzare le informazioni fornite, integrandole con dati aggiornati e pertinenti, creando una base più solida per prendere decisioni informate, soprattutto se il check viene effettuato con diverse AI. Questo processo di validazione è essenziale per evitare che si diffondano informazioni fuorvianti o inesatte, garantendo che le decisioni siano basate su una sintesi accurata e rilevante dei dati disponibili. L’uso dell’IA in questo modo non solo migliora la qualità delle informazioni, ma rafforza anche la nostra capacità di pensiero critico, permettendoci di discernere meglio tra ciò che è vero e ciò che non lo è.

Integrazione con strumenti di automazione: dall’idea all’azione

Miller menziona come il suo team utilizzi già l’IA “quasi come uno strumento di analisi delle lacune“. Questo passaggio suggerisce un futuro (ormai attuale) in cui l’automazione e l’IA lavoreranno in tandem per non solo generare idee, ma anche per testarle e refinarle in tempo reale. Utilizzando l’IA per identificare le aree di miglioramento o le carenze in un progetto, possiamo ottenere una visione chiara e dettagliata delle opportunità di ottimizzazione. Una volta individuate queste lacune, gli strumenti di automazione possono essere impiegati per implementare rapidamente soluzioni, monitorare i risultati e apportare ulteriori perfezionamenti. Questa sinergia tra AI e automazione permette un ciclo continuo di innovazione e miglioramento, dove le idee non solo nascono, ma vengono continuamente validate e migliorate. Il risultato è un processo decisionale più agile e informato, in grado di rispondere rapidamente ai cambiamenti e alle nuove informazioni. In un mondo in cui la velocità e l’efficienza sono cruciali, questa integrazione promette di trasformare radicalmente il modo in cui concepiamo, sviluppiamo e implementiamo le nostre idee, portando a un livello di produttività e innovazione senza precedenti.

Nuove frontiere: comunicazione interspecifica e coscienza

Un aspetto affascinante emerso dalla conversazione è il potenziale dell’IA di fungere da ponte tra specie. Hoffman menziona il suo coinvolgimento nel “Earth Species Project“, che mira a utilizzare l’IA per decodificare e potenzialmente comunicare con altre specie animali. Questo progetto ambizioso cerca di sfruttare le capacità avanzate dell’IA per analizzare e interpretare i modelli di comunicazione animale, con l’obiettivo di comprendere e, eventualmente, dialogare con essi. Se riuscissimo a decodificare il linguaggio dei delfini, delle balene o degli uccelli, potremmo ottenere una comprensione senza precedenti dei loro comportamenti, delle loro emozioni e delle loro interazioni sociali.

L’idea di Miller, che scherzosamente suggerisce di avere un “amico aquila” che esplori e riporti informazioni, illustra in modo creativo le possibilità che si aprono con tale tecnologia. Immaginiamo un mondo in cui possiamo chiedere ai nostri amici animali di raccogliere dati ambientali, avvertirci di pericoli imminenti o semplicemente condividere con noi le loro prospettive uniche sulla vita. Questo non solo rivoluzionerebbe il campo della biologia e dell’etologia, ma avrebbe anche implicazioni profonde per la conservazione e la protezione delle specie.

La comunicazione interspecifica potrebbe offrirci nuove intuizioni sulla coscienza e sull’intelligenza animale, sfidando e ampliando le nostre concezioni attuali. Potremmo scoprire che molte specie possiedono forme di consapevolezza e pensiero complesso che non avevamo mai immaginato. In sintesi, l’uso dell’IA per facilitare la comunicazione tra specie rappresenta una delle frontiere più entusiasmanti e promettenti della ricerca tecnologica e scientifica, aprendo scenari di interazione e comprensione del tutto nuovi e affascinanti.

Preparare le future generazioni

Miller propone un’idea provocatoria ma potenzialmente rivoluzionaria: “L’IA dovrebbe essere richiesta in classe per compiti o lavori specifici, e ci dovrebbero essere alcuni compiti o lavori in cui l’IA non è permessa.” Questo approccio duale permetterebbe agli studenti di sviluppare sia competenze tradizionali che la capacità di lavorare efficacemente con l’IA.

Competenze essenziali per un futuro guidato dall’IA

Hoffman sintetizza le competenze chiave per il futuro: “Avrai bisogno di creatività, curiosità, pensiero critico, consapevolezza del contesto e giudizio.” Queste abilità umane, combinate con la potenza dell’IA, formeranno la base per l’innovazione futura.

Verso una nuova era di co-creazione

L’esperimento di Miller e Hoffman offre uno spunto su un futuro in cui l’IA non sostituisce il pensiero umano, ma lo amplifica in modi prima inimmaginabili. Come osserva Miller, “Nel futuro potremmo averne 10.000 [IA] a cui possiamo fare appello, alcune delle quali stanno compiendo azioni, alcune stanno facendo battute e meme, alcune stanno mediando una lite che potrebbe scoppiare.

In questo nuovo shift, in cui la convergenza tecnologica di cui parlo anche nel libro Spatial Shift, integra fisico, digitale e virtuale, viviamo una ulteriore integrazione: quella dell’uomo e della macchina. La creatività umana viene potenziata, permettendoci di esplorare territori dell’innovazione prima inaccessibili. Il futuro della creatività è una danza armoniosa tra l’intuizione umana e l’analisi dell’IA, una partnership che promette di ridefinire i limiti di ciò che possiamo immaginare e realizzare.

Come ci ricorda il “Cheshire Cat GPT”: “Preparate i nostri giovani per un futuro intrecciato con l’IA concentrandovi su queste abilità curiose: creatività per danzare con l’inaspettato, pensiero critico per mettere in discussione il noto e consapevolezza del contesto per giudicare il momento. È una sinfonia di abilità, un equilibrio giocoso tra uomo e macchina.

Ci stiamo addentrando in questa nuova era di co-creazione con l’IA, una fase in cui diventa fondamentale per sviluppare le competenze necessarie per orchestrare efficacemente questi strumenti. L’abilità di dialogare con diverse “personalità” IA, di sintetizzare le loro intuizioni e di integrarle nel nostro processo creativo diventerà una competenza chiave per i professionisti del futuro e ci permetterà di andare oltre i confini della nostra immaginazione.