C’è una pandemia in corso che sta bloccando il mondo da quella che sembrava la normalità. C’è un quarantena che ci tiene lontani fisicamente dalle persone a cui vogliamo bene. C’è un momento di stop forzato per molte aziende che sta generando danni incalcolabili e forse per alcuni irrecuperabili. C’è una crisi strutturale che sta mettendo sotto la lente di ingrandimento il modo in cui abbiamo progettato i servizi pubblici e gestito tanti investimenti. C’è una pressione psicologica che comincia a farsi sentire e che rende tutto molto più difficile.
È tutto complesso, sicuramente, ma c’è – anche – un lato positivo da guardare.
Siamo noi, gli Italiani che reagiscono, che nei momenti peggiori, quando c’è di tirare fuori il lato migliore del nostro DNA, lo sappiamo fare, meglio di chiunque altro. E allora vedi che la vicinanza, la solidarietà, il genio creativo, le competenze distribuite si mettono insieme contro quello che oggi è un nemico comune e cominciano ad accadere cose.
All’appello per la costruzione di una task force di 300 medici volontari ne rispondono più di 1500. All’appello per 500 infermieri volontari, ne hanno risposto circa 8000. E poi un medico e 2 ingegneri bresciani trasformano le maschere da sub in respiratori e ne distribuiscono il modello open per permettere a tutti di contribuire. Alcune aziende rivedono il proprio processo produttivo e cominciano a produrre altro: Armani e Calzedonia producono camici monouso, la Ferrari avvia la produzione dei respiratori, Bulgari e Ramazzotti imbottigliano disinfettante, Gucci, Prada, Lamborghini mettono rapidamente su fabbricazione di mascherine, la Beretta ingegnerizza e costruisce le valvole per le maschere modificate. Ma non solo. Una marea di aziende, professionisti ed imprenditori dedicano parte della loro forza lavoro a progettare e sviluppare software, progetti di comunicazione a supporto della collettività, dalle app per il Covid, a tante risposte alla call di Agid per l’innovazione tecnologica alla lotta al Coronavirus. Dagli imprenditopri che dedicano il tempo alle scuole, alle imprese, alle associazioni e alle persone per comprendere cosa succederà dopo. Senza dimenticare la rete di donazioni attivata da brand, aziende e privati che continua a crescere.
Io non so voi, ma di fronte a tanta complessità, questa empatia, questa solidarietà, questa capacità di mettersi in gioco e affrontare qualcosa di più grande, mi emoziona e mi fa pensare che dopo questo momento, ci sarà un effetto elastico per far ripartire un nuovo risorgimento italiano.