Era il diciottesimo secolo e l’avvento delle macchine iniziava a spostare equilibri che sembravano consolidati. La rivoluzione industriale, con la sua meccanizzazione massiccia, sollevò preoccupazioni e timori ovvi in prossimità dei grandi ed imminenti cambiamenti.
Cosa sarebbe stato dell’uomo e della sua essenza di fronte a questa trasformazione?
Una serie di evoluzioni, miglioramenti e criticità in divenire in vari ambiti che poi nella storia abbiamo letto: da grandi impatti industriali a lavorativi, dal tempo liberato dalle macchine, l’emergere del lavoro part-time, l’incremento dei consumi, nuove dinamiche di aggregazione sociale, la riduzione delle distanze e tempi, nuovi ambiti normativi da sviluppare ma soprattutto – di base – la facilitazione delle attività fisiche, e la conseguente meccanizzazione dei muscoli.
E cosa sarà dell’uomo e della sua essenza di fronte all’imminente crescita dell’AI?
Oggi siamo nel pieno (non si può e non si deve parlare di inizio perché questo processo di cambiamento è nato ben prima di chatgpt…) di nuova rivoluzione “industriale”, derivante appunto dalla rivoluzione dell’intelligenza artificiale, e che presenta incredibili parallelismi con la storia già vissuta. L’IA sta creando nuova forma di libertà temporale, destabilizzando processi e modelli consolidati, forgiando nuove forme di comunità e conoscenza. Stiamo assistendo e partecipando, in modo diretto o indiretto, consapevole o meno, ognuno di noi, ad uno shift di competenze, creatività, apprendimento, segnando temporalmente quella che verrà con certezza chiamata l’era della meccanizzazione delle menti.
AI’s societal impact mirrors industrialization: disruptive, transformative, yet inevitably integrated
E così come la meccanizzazione è divenuta parte integrante delle industrie, trasformando il modo in cui operavano, l’IA diventerà essenziale in termini di sopravvivenza e competitività (se già non lo è per molti ambiti), integrandosi pienamente nei modelli e nella consapevolezza aziendale. Nessuna impresa potrà ormai prescindere dall’adozione dell’IA per “meccanizzare” processi di studio, analisi e conoscenza, creando nuovi modelli operativi.
Tanto meno riusciremo a fare a meno di utilizzare strumenti di AI per sviluppare competenze, comprendere e cercare, e non è detto che lo faremo coscientemente perché l’AI ci sarà e sarà sempre più invisibile ai nostri occhi, esattamente come la tecnologia che indossiamo ed usiamo, e di cui non ci accorgiamo più.