Stiamo vivendo immersi in uno scenario che nessuno poteva aspettarsi di vivere in modo così repentino, un’emergenza sanitaria senza precedenti che sta mettendo tutti a durissima prova. L’obbligo di chiusura totale delle attività aperte al pubblico, il dover rimanere relegati in casa ed il limitare l’uscita con sole poche casistiche mette tutti in una condizione mai provata prima.
Per fermare il virus che ha colpito tutti, in tutti i sensi, sarà necessario modificare radicalmente quasi quello che fino ad oggi abbiamo fatto di normale: il modo di lavorare, il modo in cui ci alleniamo, come facciamo acquisti, la gestione delle relazioni, la cura della nostra salute, la formazione e l’educazione dei nostri ragazzi, e le modalità con cui continueremo a prenderci cura dei nostri familiari.
La pandemia globale da COVID-19 che stiamo affrontando e che coinvolge tutto e tutti, dalle nostre famiglie alle nostre aziende, ai nostri ragazzi, dal mercato all’economia globale, in meno di quanto possiamo immaginare modificherà le attitudini dell’essere umano e delle imprese e darà il via, senza dubbio, ad un cambiamento radicale.
Una “nuova normalità” alla quale dovremmo abituarci e che dovremo interpretare.
Il distanziamento sociale che stiamo vivendo è qui per rimanere, per molto più di qualche settimana. Dobbiamo entrare nell’ordine delle idee che rovescerà il nostro modo di vivere, in qualche modo, per sempre.
Vogliamo tutti che le cose tornino alla normalità rapidamente. Ma ciò che la maggior parte di noi probabilmente non ha ancora realizzato – e lo farà presto – è che le cose non torneranno alla normalità dopo alcune settimane o anche pochi mesi. Alcune cose, probabilmente, non lo faranno mai.
Scherzando ho definito questo momento “il meteorite” a cui tutti inneggiamo quando vorremmo che succedesse qualcosa di così catastrofico da cambiare tutto. Ecco, il “meteorite” questa volta non è visibile, ma c’è stato e, volenti o nolenti, ha impattato su tutto.
Dovremo capire come ripensare – sicuramente nel breve termine – la comunicazione, rivedere alcune abitudini, determinati stili di vita, e alcune dinamiche sociali e comportamentali, oltre, non ultimo, dovremo comprendere bene l’impatto sulle relazioni umane. Tutto da interpretare, probabilmente, in una logica meno capitalistico-speculativa, meno basata sull’impulso, ma più sostenibile, più centrata sul bisogno di base della persona. Il superfluo, per un po’ di tempo, potrebbe avere meno peso nella quotidianità.
Una nuova essenzialità andrà progettata.
La consapevolezza delle persone e sulla logo percezione cambierà, e le esigenze ed i bisogni torneranno alla base:
- più attenzione ai bisogni primari e sociali quali quelli fiosiologici, sicurezza e appartenenza
- maggiore sensibilità alla spesa e agli investimenti superficiali verso investimenti sostanziali ed essenziali
- ricerca di socialità ma con una maggiore attenzione alle dinamiche di interazione
- ritorno ad un maggior equilibrio fisico digitale, in cui il fisico è la base fondante dell’esperienza ed il digitale l’abilitatore e facilitatore della fruizione
Per fronteggiare questo cambiamento sarà necessario riprendere in mano tematiche forse troppo superficialmente abbandonate o sfiorate prima di questo momento, in particolare:
- una maggior accelerazione dei percorsi formativi e lo sviluppo di competenze più verticali e meno approssimative
- una maggiore responsabilità sociale, da parte di tutti ed un maggior senso di collettività
- una più veloce modalità di sviluppo delle tematiche di digitalizzazione, sia infrastrutturali che culturali
- una più forte umanizzazione dei servizi, delle relazioni, delle politiche sociali