Vi è mai capitato di dire “Ne stavo parlando poco fa con un amico e adesso mi appare in Facebook” o pensare che Facebook ascolti quello di cui parlate in chat e telefono? A me si, non poche volte e ne sono sempre rimasto sorpreso. Immagino succeda un po’ a tutti quelli che sono particolarmente connessi.
Questo tipo di effetto si ha di solito quando si è focalizzati su tema ed é un concetto legato all’attenzione selettiva: praticamente, banalizzando il concetto, vediamo ciò che vogliamo vedere anche inconsciamente e riusciamo a filtrare, tra le tante informazioni a cui siamo esposti, solo quelle che – anche a colpo d’occhio – vogliamo intercettare. Per capirci, pensate per esempio a quando volete comprare una macchina di un modello specifico e vi sembra di vederne ovunque. Oppure quando state cercando una casa e sembra che intorno a voi ci siano annunci appesi in ogni dove o ancora quando, dopo aver deciso, vi sembra che si debbano sposare tutti e tutti parlino solo di quello.
Ecco quella è l’attenzione selettiva , non c’è nulla tecnologicamente avanzato, se non il vostro cervello. “Banalmente” dipende da voi.
Da un po’ di tempo però questa sensazione sembra farsi sempre più frequente e personalmente credo che un grosso contributo lo stia dando proprio la tecnologia, in particolare i dati legati alle preferenze delle persone, alle conversazioni e soprattutto la localizzazione. E questo in particolare si sta verificando in Facebook.
Praticamente sintetizzando, ogni persona, attraverso i dati che condivide grazie alle relazioni sociali, le preferenze che esprime online ed attraverso la propria posizione fisica rilevata dal dispositivo mobile, diventa un veicolo di influenza diretta ed indiretta.
Le persone influenzano le informazioni dello stream e l’ADV di una persona non solo per interazione, ma anche per la propria posizione fisica, anche in assenza di una relazione sociale diretta. Per fare un esempio, se mi trovo in un contesto di un evento, le mie preferenze ed i miei dati diventano elementi di ridefinizione dell’ADV di persone che sono presenti nello stesso contesto seppure non legate da una connessione di amicizia diretta, ma anche solo per la prossimità fisica.
In pratica il concetto è che se una persona è presente in un contesto sociale, un evento per esempio, è possibile che la conversazione che avviene fisicamente sia su temi di cui le persone presenti sono interessate e quindi il motore dell’adv è in grado di ridefinire potenziali argomenti di interesse anche tra persone che tra loro non sono direttamente collegate. Ed ecco qui che ritorna la frase di “Ne stavo parlando proprio oggi all’evento X, e adesso me lo trovo come argomento promosso”.
Stiamo arrivando, facendo un paragone nemmeno troppo estremo, all’anno in cui, in Minority Report, i Precog erano in grado di capire non solo cosa succederà, ma anche come succederà, sull’intenzione. Per molti sembrerà un concetto assurdo o fantascientifico, ma la verità è che non siamo più così lontani da quella idea futuristica.
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