Chris Dixon ha pubblicato sul suo blog un post molto sintetico ma particolarmente efficace dal titolo Vanity Milestone .
Eric Ries uses the phrase “vanity metrics” to refer to metrics that founders cite to demonstrate progress but that are actually false signals. A related concept is “vanity milestones”: achievements that are more about making you feel good than helping your company. Vanity milestones include:
- Raising money from famous people/firms who aren’t really going to help your company (e.g. Hollywood celebrities).
- Partnerships with brand name organizations that aren’t really going to help your company.
- Getting press (e.g top lists) that focuses on founders and not your company.
- Almost all tech press (unless your product targets developers or tech companies).
This doesn’t mean it’s bad to hit vanity milestones. Good companies hit lots of vanity milestones along the way, and sometimes they can be a morale boost for employees. What is worrisome is when founders equate vanity milestones with success. The attention will go away very quickly if your company fails.
Ho commentato il post di Dixon aggiungendo a mio avviso altre due vanity milestone importanti da considerare:
- l’accesso di VIP e celebrità che possono sicuramente dare una accelerazione e aumentare la diffusione del prodotto, ma che potrebbero non esser reali utilizzatori e sponsor del progetto
- le nuove funzionalità rilasciate sul progetto, senza una reale progettazione, che non migliorano il progetto in se e per se, lo appesantiscono e lo rendono maggiormente inutilizzabile, e fanno perdere tempo sullo sviluppo di reali funzionalità necessarie.
Chiunque abbia portato avanti un proprio progetto, un esperimento, una startup o una azienda, può confermare con matematica certezza che alcuni risultati (e certi tipi di feedback) ti fanno sentire bene, ti esaltano e ti caricano talmente tanto, da continuare a lavorare al tuo progetto giorno e notte, instancabilmente, perdendo di vista tutto quello che gira intorno. E’ indiscutibile: l’adrenalina mixata alla passione, è la droga principale dello startupper.
E’ anche vero, e non va sottovalutato, che è molto facile che ci si possa far prendere dalla troppa euforia e si possa rimaner incantati da questi – potenziali – falsi segnali. Segnali forti come il canto delle sirene che non fanno altro che offuscare gli obiettivi prefissati, quelli veri
In questo caso più che mai, mantenere la lucidità, non perdere il controllo del progetto, e tornare a misurare quelle che anche Marco Magnocavallo, in alcune sue slide, ha definito “le metriche giuste” è fondamentale e salutare. L’ossessione da metriche deve esser “curata” con metriche tipo engagement, daily / monthly active users, returning users, viral factor, conversion e tutte quelle strettamente legate al progetto, utilizzando strumenti adeguati e non semplici misurazioni “quantitativo-ego-centriche“.
Attenzione però perchè questo non vuol dire che certi risultati, numeri ed eventi debbano esser tralasciati o sottovalutati: semplicemente vuol dire esser coscienti dell’utilità emotiva e per la spinta morale, ma che possono trasformarsi in un boomerang. L’attenzione raccolta fino a quel momento, in caso di fallimento, potrebbe svanire completamente in poco tempo.
Se avete tempo, vi consiglio di leggere il blog di Dixon e seguire le conversazioni che si sviluppano nei commenti dei suoi post: Dixon risponde tendenzialmente a tutti, interagisce e molto spesso da queste discussioni nascono approfondimenti sul tema, quasi più interessanti del post stesso.