Quando sarai grande Chiara, vorrei trovarmi a parlare con te, nel silenzio di una qualsiasi sera e poterti raccontare di noi e riuscire a farti sentire nel cuore quello che provo per te, in questo istante.
Sei piccola, e riesco a tenerti abbracciata vicino al petto, con un solo braccio. Tu dormi adesso. Io sono sveglio, vicino a te. Vorrei metterti nel tuo letto a dormire, ma non riesco a smettere di guardarti. Siamo faccia a faccia. Il tuo respiro lo sento sfiorarmi la pelle. La tua manina stretta sul mio orecchio che sembra non volermi lasciare andare e l’odore della tua pelle, sono come un droga per me, dalla quale non riesco a staccarmi e farne a meno.
Vorrei raccontarti mille cose. Mi piacerebbe dirti, con la stessa energia che sento oggi, della felicità che tu e Mattia mi avete dato e raccontarti tutti i desideri che esprimo in ogni momento per voi e che vorrei si avverassero, giorno dopo giorno. E vorrei insegnarti a sognare sempre più in grande di quello che si possa pensare, per poi un giorno vederti gioire quando vedrai i sogni prendere forma. Proprio come è successo a me, per te e tuo fratello.
Avrei un numero inquantificabile di emozioni da descriverti e raccontarti, e tante nate grazie proprio a voi due. Certe emozioni spesso passano velocemente. Svaniscono ed è difficile recuperarle e trasmetterle. A volte succede per caso: magari un’immagine, un suono o un dettaglio ci permette di riviverle, ma rimangono una cosa personale, vaga e spesso temporanea e fugace.
Probabilmente non basterebbe il tempo e lo spazio per scrivere tutto, ma questa sera sento di scriverti queste cose, perché se è vero che la rete non dimentica, e se è vero che la rete è e sarà una estensione della nostra memoria, allora queste emozioni troveranno il modo di viaggiare nel tempo. E vorrei che rimanessero così, intatte, per sempre, accessibili in ogni momento, in modo da poterle sentire, quando rileggerete queste poche righe, nello stesso modo in cui le provo io ora.
Papà.