Il Metaverso sarà un mondo fantastico, fatto di nuove ambientazioni incredibili, superpoteri applicati a noi stessi, modellazione delle dinamiche fisiche, alterazione della realtà e della percezione ed una ulteriore spinta all’iperconnessione, aumentata, al discovery e alla creatività. Sono convinto che porterà nuove opportunità, non c’è dubbio e tante nuove modalità di interazione, spunti e possibili sub-evoluzioni che nemmeno immaginiamo.
Sono scettico (e preoccupato) però su alcuni impatti di questo sviluppo, dal punto di vista psicologico e sociale, e che a mio avviso, già in passato, hanno generato storpiature comportamentali e cognitive.
Saremo ancora più mascherati da un avatar, intermediati da una piattaforma nelle relazioni, nascondendo totalmente noi stessi, i nostri difetti e unicità, le nostre modalità di comunicazione reale, fatte di atteggiamenti, movimenti del corpo, degli sguardi e del tono, riducendo ancora di più l’effetto della comunicazione paraverbale e non verbale, con un impatto sull’empatia e conseguentemente sulla fiducia, sul trust e sull’attenzione al prossimo.
Sarà più facile farci una idea del non reale, e molto più complesso capire chi abbiamo di fronte, realmente.
Saremo portati a vivere dinamiche sociali interattive e completamente aumentate, coinvolgimenti e piene di stimoli all’attenzione, con un effetto potenziale sulla diminuzione dell’attrattività della realtà “nuda e cruda”: ci annoieremo sempre di più di un rapporto privo di super-poteri, super-ambientazioni, super-interazioni, notifiche ed interazioni.
Saremo portati a vivere luoghi distanti, portandoli a noi, rendendo il concetto del viaggio lontano da raggiungere, il viaggio di discovery fatto di causalità e di momenti, meno importante.
Saremo sempre più portati a vedere quello che “dobbiamo” vedere perché potenzialmente interessante e in overlay sullo spazio visuale, rispetto a quello che potremmo vedere perché distratti, perché attenti a qualcosa di diverso e che ci ha incuriosito casualmente.
Lo ammetto, è un post di “provocazione” (nemmeno troppo credo) per discussione e confronto: non vuole esser l’applicazione di concetti visti in black mirror o similari, o una discussione fatta di dietrologia o non accettazione del cambiamento, ma una condivisione di spunti e riflessioni per discussione appunto.
Guardo personalmente alle dinamiche reali di tutti i giorni dei miei figli, dei ragazzi in metro o nei ristoranti e sono preoccupato da una parte di quanto già oggi il digitale abbia fagocitato completamente l’attenzione e distolto l’attenzione da molte dinamiche reali (come guardare fuori dal finestrino durante un viaggio in macchina per esempio).
Chi ha figli sicuramente si starà ponendo molte domande, almeno quante le mie rispetto a questo tema: il lato oscuro del Metaverso.