Nel mondo dello sport, le tecnologie immersive come la realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR) stanno rivoluzionando l’esperienza dei tifosi e l’ottimizzazione delle prestazioni degli atleti. Ho presentato qualche giorno fa il libro “Spatial Shift” che ho recentemente scritto, partecipando a un’intervista con un’università per discutere del futuro dello sport e dell’immersività.
In questa intervista, che riporto, ho condiviso la mia visione su come queste tecnologie vengono sfruttate oggi nell’NBA, le loro potenzialità future e l’apertura delle società sportive all’adozione di queste innovazioni. Scopriamo insieme come AR e VR stanno trasformando il panorama sportivo e quali prospettive ci attendono. Ho anche annunciato la prossima uscita del libro “Sport Tech, una nuova era dello sport business e della trasformazione digitale.”
Come vengono sfruttate queste tecnologie al giorno d’oggi? C’è o ci sarà secondo Lei un’apertura da parte di tutte le società sportive all’utilizzo di esse? Le nuove tecnologie, come la realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR), sono già ampiamente sfruttate nell’NBA per migliorare l’esperienza dei tifosi e ottimizzare le performance dei giocatori. Le applicazioni includono la trasmissione di partite in VR per una visione immersiva (da punti in cui sono situate camere 360), l’uso di sensori e analisi avanzate per monitorare e migliorare le prestazioni degli atleti (ed i cui dati sono poi utilizzati per ambiti di simulazione immersiva), e la creazione di contenuti interattivi per i social media che coinvolgono i fan in modo più profondo (AI, Video Recognition, Image Recognition). Credo fermamente che tutte le società sportive seguiranno questa tendenza, poiché l’adozione di queste tecnologie può offrire vantaggi competitivi significativi, sia in termini di ingaggio del pubblico che di miglioramento delle prestazioni sportive e diventerà una condizione necessaria anche di sopravvivenza a tendere in termini di possibili forme di ricavo.
Come si possono coinvolgere sempre più emotivamente le persone rispetto ad una partita live vista con i propri occhi? Per coinvolgere emotivamente le persone in modo paragonabile a una partita live, le tecnologie immersive come la VR possono giocare un ruolo cruciale. Offrendo esperienze che replicano la sensazione di essere presenti fisicamente all’evento, si può creare un legame emotivo più forte. Ad esempio, trasmettere le partite in VR permetterà ai tifosi di vivere l’emozione del gioco da diverse prospettive, come se fossero seduti a bordo campo. L’uso di AR per fornire statistiche in tempo reale, replay e angolazioni esclusive arricchisce l’esperienza visiva e mantiene l’attenzione del pubblico. Il tutto poi deve esser sempre corredato di servizi a valore aggiunto, come loyalty, reward e accesso ad esclusività differenziante. Se prima del covid il fisico era ormai commodity ed il digitale l’opportunità derivante dalla novità, ora stiamo vivendo un processo inverso in cui il digitale è l’elemento di commodity in cui avvengono naturalmente fruizioni, interazioni e servizi all’utente con contenuti esclusivi per il digitale, ed il fisico è la componente dell’esperienza in cui viene creato un valore unico e raro per l’utente.
Come si possono “convincere” le persone scettiche a provare ad indossare un visore per provare un’esperienza immersiva del genere? Per convincere le persone scettiche a provare i visori VR, è fondamentale offrire dimostrazioni gratuite e esperienze pilota che mostrino chiaramente i vantaggi di queste tecnologie. Questo nella fase educativa, senza dubbio. Eventi promozionali in cui i tifosi possono sperimentare la VR senza costi iniziali potrebbero essere molto efficaci. Dopodiché, passata la fase di evangelizzazione, l’utilizzo di testimonianze di celebrità e atleti che raccontano le loro esperienze positive attraverso l’uso dell’extended reality, possono aumentare l’interesse e ridurre le riserve. Non c’è dubbio che per migliorare l’esperienza ed accelerare poi l’adozione del visore ci siano tre condizioni che devono verificarsi nello stesso momento (e ci siamo quasi)
- ergonomia, semplicità d’uso e user experience del device
- abbattimento del prezzo dei device consumer per la massa
- creazione di contenuto esclusivo e unico fruibile da device (come sta facendo AppleTV con MLS e contenuti solo visibili in vision pro)
Secondo Lei siamo solo all’inizio, o già con quello che accade in NBA siamo ad un buon punto rispetto all’utilizzo di a.r. e v.r. in campo sportivo? Ritengo che siamo ancora agli inizi di un lungo percorso evolutivo nell’uso della AR e VR nello sport e delle nuove tecnologie convergenti (AI e Blockchain incluse). Sebbene l’NBA stia facendo passi significativi nell’adozione di queste tecnologie, sia per temi di cultura, budget e approccio, c’è ancora un ampio margine per l’innovazione e la diffusione. Le possibilità offerte dal computing spaziale e dall’intelligenza artificiale, come discusso nel mio libro, promettono di trasformare ulteriormente l’esperienza sportiva e di renderla sempre più coinvolgente e personalizzata oltre che generare nuove opportunità per brand e partner in termini di forme di nuova monetizzazione.
Secondo Lei i visori quando potranno cominciare ad essere accessibili ai più in termini di prezzo e di “comodità” d’utilizzo? Prevedo che i visori VR diventeranno accessibili al grande pubblico nei prossimi 3-5 anni. La rapida evoluzione tecnologica e la competizione tra i produttori stanno già portando a una riduzione dei costi e a miglioramenti significativi nella comodità d’uso. La miniaturizzazione dei componenti, l’aumento della durata della batteria e il miglioramento dell’ergonomia sono tutti fattori che contribuiranno a rendere questi dispositivi più attraenti e accessibili. L’avvento del Vision pro ha accelerato già il contesto di competizione: se da una parte Meta ha iniziato ad adeguare ed evolvere il proprio sistema operativo nella direzione introdotta da Apple con lo Spatial Computing, dall’altra altri competitor di device hardware hanno capito che diminuzione della dimensione, l’integrazione di sensori, camere e display e la progettazione ergonomica per creare accessibilità e inclusività sono elementi progettuali necessari.
Molte persone si rifiutano di provare la realtà virtuale solo perché devono indossare un caschetto, quindi i visori anche se diventeranno sempre più piccoli e accessibili potranno sostituire gli smartphone? O le persone si rifiuteranno perché si tratta di “indossare” qualcosa sulla propria testa? È vero che molte persone sono riluttanti a indossare un caschetto VR ed in generale per persone sono poco predisposte a modificare il proprio visus se non hanno una reale necessità (problemi di vista per capirci…). Con il continuo miglioramento del design e la riduzione delle dimensioni dei visori, ritengo che questa resistenza diminuirà trasformando il visore da maschera / caschetto ad occhiale, indossabile tutti i giorni (esattamente la strada che sta facendo Meta e Luxottica). Anche se i visori VR potrebbero non sostituire completamente gli smartphone, diventeranno probabilmente un complemento importante per determinate esperienze immersive che non possono essere replicate su uno schermo piatto. La chiave sarà offrire valore aggiunto che giustifichi l’uso di un dispositivo indossabile, in determinate circostanze. Sono dell’idea che non avremo mai un uso costante di un occhiale in testa, ma utilizzi specifici e fortemente contestualizzate e caratterizzanti in cui saremo ben predisposti a farlo.
Attualmente negli sport, da parte delle società è più utilizzata la realtà aumentata o la realtà virtuale? Attualmente, la realtà aumentata è più utilizzata rispetto alla realtà virtuale, soprattutto per le sue applicazioni immediate e facilmente integrabili nelle trasmissioni televisive e nelle app mobili o nei siti internet attraverso la WebAR. La AR è utilizzata per sovrapporre grafici, statistiche e replay durante le partite, o per mostrare asset tridimensionali e contestualizzati nello spazio fisico, migliorando l’esperienza visiva senza la necessità di attrezzature speciali. La VR sta guadagnando terreno, soprattutto per le esperienze immersive, simulazioni e allenamenti degli atleti.
Nel calcio l’utilizzo di queste tecnologie è ancora un miraggio? L’utilizzo della v.r. nella finale di Copa América è un approccio o gli esperimenti attualmente si fermeranno a quella partita? Nel calcio, l’adozione delle tecnologie AR e VR sta crescendo. L’uso della VR nella finale di Copa América rappresenta un passo importante verso l’integrazione di queste tecnologie, ma è ancora in fase sperimentale. Ritengo che con i successi iniziali e il feedback positivi di queste inizaitive, si creerà l’effetto “follower” e vedremo un’adozione più ampia e sistematica nel prossimo futuro, non solo limitata a eventi singoli ma integrata regolarmente nelle competizioni sportive. Il tema dei diritti da sbloccare è in corso, e questo sarà inoltre un abbattimento enorme di barriere.
In quanto tempo si potrebbe arrivare all’utilizzo totale di queste tecnologie in tutti gli sport? L’adozione totale di AR e VR in tutti gli sport potrebbe avvenire entro i prossimi 5-10 anni. Questo dipenderà dall’evoluzione tecnologica, dalla riduzione dei costi e dall’accettazione da parte del pubblico e degli atleti. Man mano che le tecnologie diventano più avanzate e accessibili, e i benefici diventano più evidenti, la loro integrazione nei vari sport diventerà inevitabile. Questa è una valutazione “lineare” ma non ho dubbi sul fatto che potremmo vedere una accelerazione di adozione come successo con il mobile.
Potrebbero capitare casi in futuro di spettatori presenti solo virtualmente allo stadio e non fisicamente? È plausibile e a mio avviso inevitabile, che in futuro vedremo spettatori che partecipano agli eventi sportivi esclusivamente tramite realtà virtuale. Questo permetterà ai fan (e non solo) di tutto il mondo di “essere presenti” a una partita senza dover viaggiare, offrendo un’esperienza simile a quella dal vivo, permettendo l’estensione del business per il brand e le opportunità di coinvolgere una nuova utenza. L’esperienza fisica – quella di andare allo stadio – manterrà sempre un fascino unico e anzi, il ruolo di esclusività / rarità di posti e unicità, renderà il fisico ancora più attraente e probabilmente vedremo un’integrazione di entrambe le modalità, fisica e virtuale, per soddisfare le diverse esigenze e preferenze dei tifosi.