Iniziamo un po’ a parlare di questa transizione digitale dal Web2 al Web3 che stiamo affrontando.

La versione di Internet che tutti conosciamo oggi, partiamo da qui, si chiama Web2, quella di cui io stesso son sempre stato un grande fautore, evangelizzatore e forse pusher.

È un Internet caratterizzato da interattività, conversazione e socializzazione e che abilita la collaborazione tra gli utenti. È un Internet dominato da società che forniscono servizi percepiti come grande valore in cambio dei dati personali. Insomma, tutte quelle “cose belle” che ci hanno facilitato gli acquisti, semplificato la ricerca di un prodotto e di una notizia, permesso di personalizzare tutto quello che vogliamo, accelerato le connessioni sociali, amplificato discussioni e potere di parole, e di cui godiamo oggi su Internet… sono tutte grazie a Web2.

D’altra parte della medaglia però di questo Web2, soprattutto negli ultimi anni, ci sono stati alcuni inconvenienti.

Inconvenienti legati all’attenzione fagocitata da costanti contenuti, alla crescita della noia, alla sensazione di vivere bolle informative, agli effetti collaterali di una droga chiamata Dopamina prodotta dalla continua soddisfazione generata di da avere tutto a disposizione e sentirci onnipotenti, ma soprattutto abbiamo vissuto dinamiche non più accettabili relative al tema del trattamento dei dati. Tematiche che stanno diventando sempre più preoccupanti di giorno in giorno.

È una situazione in bilico, che si sta spostando rapidamente verso il problema più che verso il beneficio e l’evoluzione.

Fortunatamente, negli ultimi anni, questa attenzione a queste problematiche è cresciuta, e contemporaneamente è cresciuta anche la maturità di alcune tecnologie che oggi possono venirci incontro, dando vita ad un onda nuova di Internet chiamata Web3: quell’internet di livello successivo che ci auguriamo possa risolvere i problemi esistenti presenti in Web2.

Non c’è da stupirsi se stiamo vivendo quindi una nuova transizione e se molti utenti stanno ora iniziando a migrare dalle app e servizi del web2 al web3. La transizione spinta anche da motivi speculativi in molti casi, è però solo all’inizio e credo (e mi auguro) che possa accelerare.

Prima che ce ne renderemo conto e prima si arriverà ad un nuovo livello di maturità digitale, consolidando una adozione globale di web3 proprio come è successo in passato quando web2 prese il posto il posto di web1.

ll passaggio dal Web2 al Web3 è a mio avviso necessario, così come sarà necessario in questa transizione digitale evitare errori già fatti e mettere basi, anche normative in evoluzione (seppur estremamente complesso), in grado di abilitare questo nuovo shift.

Nel Web3 , già oggi, sono state creati servizi e modelli che stanno iniziando a soppiantare gradualmente il posto delle loro controparti nello spazio Web, incorporando concetti come decentralizzazione, tecnologie blockchain ed economia basata sui token.

Web3 si riferisce ad applicazioni decentralizzate che girano sulla blockchain. Si tratta di applicazioni che consentono a chiunque di partecipare senza monetizzare i propri dati.

Gli svantaggi di Web2

I giganti del Web2 come Paypal, Facebook, Apple, Instagram e tutti gli altri del GAFAM e del BATX vche non sto qui a citare, raccolgono e monetizzano i dati in modo ormai estremamente sofisticato al limite tra persuasione e manipolazione, e sono in grado di polarizzare su se stessi acquisizione di piattaforme e prodotti – grazie anche alle grandi capacità economiche – in grado di arricchire costantemente dati e pattern comportamentali dell’utente finale, in condizioni differenti.

In molti casi hanno il potere di decidere di “censurare” i nostri contenuti come ritengono opportuno. Il consumatore finale, malgrado le normative introdotte, non ha alcun controllo sulle informazioni, come vengono utilizzate e conservate.

Inoltre, ad aumentare la rischiosità di questo contesto, le infrastrutture utilizzate dai diversi servizi non sono infallibili, e danno vita a data breach all’ordine del giorno.

Se crollano, in termini di sostenibilità e/o modello di business, potrebbero avere, come già successo con diversi down di piattaforme, un impatto finanziario negativo se non letale sulle persone/aziende che dipendono da loro in termini di business.

Infine i servizi di pagamento, esplosi anche dopo la pandemia, richiedono modelli e policy di adesione a linee guida spesso vincolanti e con potere unilaterale di negare il pagamento se la piattaforma ritiene che tali standard non siano rispettati.

Dal Web2 al Web3

Dal Web2 al Web3

Web3 e opportunità

Il Web3, seppur nato con una direzione differente inizialmente, mira a risolvere questi problemi del web2 attraverso l’uso della blockchain e le proprietà che si porterà dietro come la decentralizzazione, l’esser trustless e permissionless.

Ciò significa, in parole semplici, che gli utenti avranno un maggiore controllo su come una piattaforma terza potrà o meno trattre i propri dati, come funziona e come è sviluppata.

Il Web3 è considerato un Internet dove tutto ciò che potrebbe essere fatto in Web2 potrà ancora essere fatto, ma in modo decentralizzato, trasparente e senza la necessità della decisione di una terza parte.

Ad esempio, Facebook non raccoglierà e salverà più informazioni sul tempo di accesso specifico di un utente, la cronologia delle ricerche, immagini e post completamente. Sarà l’utente, attraverso l’autorizzazione dal proprio “wallet” a creare la condizione di accesso e memorizzazione dei dati. Potremo trasferire queste informazioni da una piattaforma ad un’altra, definendo quando e dove. Inoltre, non sarà necessario il permesso di alcuna autorità, quindi nessuno sarebbe in grado di sospendere o impedire di accedere a determinati servizi. Di fatto il Web3 dovrebbe dare vita a una nuova economia digitale globale, creando nuovi modelli di business e mercati.

Un ruolo significativo nel Web3 sarà svolto da NFT, DeFi, Dapps e DAO o del fiorente GameFi, legato al futuro del metaverso (per capire la differenza di significato tra Web3 e Metaverso, ne ho scritto qui). Tra le direttrici di valore del web3 emergenti sta crescendo anche il SocialFi, una combinazione di piattaforma di social networking e di finanza che faciliterebbe l’elaborazione efficiente dei pagamenti senza la necessità di terzi.

Il decentramento derivante dal Web3 avrà impatto di conseguenza anche sul modo in cui verranno sviluppate e create le applicazioni: gli sviluppatori utilizzeranno la tecnologia blockchain, attraverso reti decentralizzate di numerosi nodi peer-to-peer, anziché creare programmi su un singolo server e archiviare i dati in un unico database (spesso un provider cloud).

Web3 e lato oscuro

Se da un lato i grandi player si stanno già muovendo per avvicinarsi al mondo del web3 per non perdere il treno del cambiamento e non poter rimanere indietro, dall’altro lato, sfruttando il grande potere mediatico e le grandi masse già presenti sulle loro piattaforme si stanno muovendo per creare forme di adozione a loro limitrofe ed in grado comunque di generare valore per loro: l’accoppiamento di wallet web3 alle identità di grandi piattaforma del web2… andrà valutato bene.

Tuttavia, il decentramento della rete comporterà anche significativi rischi legali e normativi. La criminalità informatica e la sicuezza, l’incitamento all’odio e la disinformazione, che sono già abbastanza difficili da controllare (ed in forte ed eccessiva crescita in rete), lo diventeranno ancora di più in una struttura decentralizzata a causa dell’assenza appunto di un controllo centrale. Un web decentralizzato renderebbe anche molto difficile la regolamentazione e l’applicazione: ad esempio, quale legge nazionale si applicherebbe a un sito web specifico il cui contenuto è ospitato in numerose nazioni a livello globale e distribuito?

Dal Web2 al Web3: riepilogando

Facendo una analogia con la tecnologia: il Web 1.0 è stato la televisione a tubo ed in bianco e nero, il Web 2.0 la TV piatta e a colori ed interattiva, mentre il Web 3.0 sarà il casco immersivo ed esperienziale nel salotto di casa.

Come già successo nel primo decennio del 2000, in cui il Web 2.0 è diventato la forza rivoluzionaria e dominante nel panorama economico, culturale e comunicativo globale, anche nel caso del Web 3.0, il secondo decennio potrebbe creare uno shit del genere.

Il Web3 comunque a mio avviso è e sarà un’incredibile rivoluzione e come dico sempre nei workshop tenuti negli ultimi mesi

Siamo all’inizio di un viaggio, come quando nel 1995 abbiamo iniziato a parlare di Internet, con una differenza: l’adozione oggi è la stessa di internet agli albori, ma la tecnologia questa volta è maggiormente matura ed il contesto più veloce. Sono certo che non ci impiegheremo gli stessi anni per arrivare ad uno stato di maturità: tanti eventi mediatici e non solo stanno già dando vita a questo cambiamento, è senza dubbio siamo sulla buona strada per l’adozione di massa tra pochi anni