A proposito di #VeryBello ne ho lette e ne sto leggendo di tutti i colori, e credo ci sarà ancora da leggere per i prossimi mesi: da analisi tecniche più o meno profonde, a prese per il culo varie più o meno utili, sia verso Franceschini, sia verso l’agenzia e le persone che ci hanno lavorato. Non entro nel merito dei tecnicismi del progetto che oggettivamente sono carenti e su cui è stato già detto tanto. Non trovo nemmeno corretto prendere di mira l’agenzia che ha lavorato perché, in fondo, ad oggi, si sa poco o nulla riguardo a tempi, budget e vincoli imposti. Tra l’altro lo trovo poco professionale sparare senza avere tutte le informazioni. Dopo tutto è fin troppo facile farsi belli sul fail degli altri.
Quello che trovo corretto invece è prendersela con il committente, il Ministro e chi per lui, perché il vero problema è appunto loro e la loro incapacità di capire cosa sia utile o meno, cosa deve esser fatto ed in quali tempi ed in che modo. E non è un tema di bandiera, partito o altro. Paolo Iabichino ha riassunto molti dei miei pensieri in modo perfetto qui.
Non c’è nulla da aggiungere alla sua riflessione, se non una sola cosa a cui tengo molto.
In un governo di un paese che dice di credere nelle startup, nell’innovazione e nel digitale, non cogliere un momento come questo e scegliere di investire su uno (o più di uno) dei tanti progetti che giorno dopo giorno stanno provando a costruire piattaforme che possano valorizzare quello che abbiamo di più bello in Italia, vuol dire non crederci realmente. Vuol dire utilizzare queste parole per alzare l’attenzione, per fare comunicazione e farsi belli solo a chiacchiere. Niente altro.
Ci sono progetti come Wami, Lookals e moltissimi altri ancora che non sto qui a citare, che, dell’arte, del food, del turismo, della bellezza italiana, ne fanno la loro principale attività, un investimento di risorse e tempo in cui credono ragazzi e neo imprenditori. E che non lo fanno per gioco. E non è nemmeno un passatempo. E’ qualcosa in cui credono realmente e che bisogna tenere in considerazione.
Ecco ed è proprio qui il punto: bisogna credere nella competenza e nella visione di chi sta investendo personalmente e che può portare, a supporto delle iniziative di questo tipo, talento, competenza, commitment ed esperienza in molti casi.
Questa poteva esser una delle tante occasioni per dare forma e tangibilità, reale, alle tante – troppe – parole che vengono dette e spese continuamente, solo per fare politica ed accaparrarsi qualche voto in più.
Mi auguro solo che la prossima volta che usciranno parole come #startup, #innovazione, #digitale e #bellezza dalla vostra bocca, vi vadano di traverso e vi facciano tossire a tal punto da farvi riflettere su quello che state dicendo.
L’innovazione si costruisce giorno dopo giorno, insieme, e non ripartendo ogni volta da zero. E di persone con le quali costruire in Italia ce ne sono molte. Moltissime.
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