Porsche, gli NFT, la cultura delle aziende ed i 10 comandamenti del web3

Il 23 gennaio Porsche, casa automobilistica tedesca, ha lanciato una collezione NFT dedicata all’iconica auto sportiva 911. Il progetto prevedeva un lancio pianificato di 7.500 asset digitali per la celebrazione dello storico veicolo del brand e consentito ai possessori di accedere a eventi , iniziative e merchandising esclusivo. Il progetto vuole costruire una community che possa “supportare Porsche nell’ingresso al mondo virtuale“.

Al lancio però non è andato tutto come “previsto” ed in soli 2gg in rete e nelle community web3 si è parlato molto delle modalità del progetto e del risultato come “da morte annunciata”.

Partiamo dall’inizio

A dicembre 2022 Porsche, alla Miami Art Week, ha annunciato la collezione NFTe la collaborazione con Road2Dreams, società tedesca di collezionismo digitale, sussidiaria di Fanzone, specializzata nella distribuzione di token, generando molta attesa sul progetto.

L’annuncio di Porsche

Venerdì 20 gennaio 2022 scorso, il brand ha annunciato il lancio della venduta degli NFT a 0,911 ETH ciascuno (circa $ 1.475). Il prezzo di partenza è stato fissato con l’idea ricordare appunto la sigla del veicolo. Ma forse già qui qualcosa è andato storto: in rete, già al primo tweet del brand, gli utenti hanno iniziato a rumoreggiare che il prezzo fosse elevato soprattutto in un mercato NFT che nell’ultimo ha perso molto vigore. In particolare la prima onda di segnalazioni era relativa al fatto che la presenza di diverse migliaia di NFT in vendita, fosse sproporzionata al prezzo di partenza.

Il lancio del mint

La collezione lanciata ha aperto la fase di mint alle 9:00 di lunedì con un rilascio progressivo a 4 wave, di un’ora ciascuna, aperta inizialmente agli inviti. Dopo la fine della lista iniziale, è stata rilasciata al pubblico la vendita a tempo indeterminato. I collezionisti in ingresso potevano mintare fino a tre Porsche 911 virtuali. Le fasi successive del processo di lancio avrebbero poi consentito ai titolari di scegliere uno dei tre “percorsi” da seguire per personalizzare il design e la rarità dei loro veicoli virtuali: Performance, Heritage e Lifestyle.

Le ore successive al lancio

Nelle ore successive all’apertura iniziale, le vendite della collezione hanno iniziato a rallentare arrivando a lunedì sera con solo 1.198 NFT – circa il 16% della collezione totale – venduti attraverso il sito ufficiale di Porsche . Le vendite sul mercato secondario hanno iniziato a dare segnali negativi, sembrando di fatto inattive e poco scambiate. Il prezzo minimo della collezione, dopo poco meno di una giornata dal lancio, è sceso a 0,89 ETH, circa $50 in meno su mercati secondari come OpenSea, con il mint ancora in corso.

I primi segnali della community e la (non) gestione della crisi di Porsche.

Alcuni utenti su Twitter hanno iniziato a commentare negativamente il progetto e la collezione, non solo per il costoso prezzo dell’asset digitale, ma per la strategia di vendita fortemente disallineata con l’etica di Web3, per la poca efficacia nelle modalità di gestione della community e del valore condiviso previsto da piano.

Porsche e Road2Dreams non hanno risposto immediatamente a diversi utenti, compresa CoinDesk e questo ha aumentato il sentiment negativo intorno all’iniziativa con commenti duri da diversi creators, esperti e collezionisti.

Solo successivamente il brand si è attivato per rispondere e dare una posizione rispetto alle richieste della community e comunicare che il MINT sarebbe stato fermato e chiuso in anticipo, secondo la richiesta della community, alla quota di 2,363 NFT.

Le critiche della community

Quello che la community (e non solo) ha mosso come critica al progetto è sintetizzabile quindi nei seguenti macro punti:

  1. Prezzo iniziale NFT elevato e non in linea rispetto alla quantità di asset disponibili
  2. Strategia di vendita non allineata con i valori e al cultura del Web3
  3. Nessuna strategia di community building prima del lancio
  4. Poco (nessun) coinvolgimento di creators e community
  5. Nessuno sfruttamento del POAP lanciato nell’evento nftnow
  6. Autenticità della collezione e chiarezza dell’utilità dell’asset
  7. Condizioni di mercato attuali non ottimali per sparare alto come fatto

Il risultato attuale

Allo stato attuale, considerato il rumore che si è generato, e l’iniziale sentimento negativo, la vendita ha raggiunto il sold out e sono iniziati gli scambi del mercato secondario, spostando già il floor price tra 1.2 ETH e punte anche poco sopra al 1,7 ETH.

Quello che ci si può aspettare è sicuramente un sali e scendi fino alla stabilizzazione di un prezzo: chi ha criticato il progetto a mio avviso prevalentemente lo ha fatto per speculazione, ma la verità è che chi sposa progetti di questo tipo lo fa con una ottica di lungo termine e punta al valore, più ampio, di un progetto del calibro di questo brand nel tempo.

E’ quindi realmente classificabile come un fallimento, come etichettato da molti?

La mia idea è leggermente differente rispetto a quanto ho letto e alle sonore critiche che ho visto sparare dopo pochissime ore da lancio.

Prima di tutto iniziamo a fare più attenzione ai commenti e soprattutto al commentatore: troppo spesso chi commenta negativamente una iniziativa è spinto da un interesse personale e usa la provocazione per mettersi in mostra. Un po’ come succedeva con i #socialmediafail che diventavano paccate di slide di “consulenti” web2, e che provavano poi a bussare alla porta del brand sull’onda della critica sferrata pubblicamente. Oggi molti sono consulenti Web3 e si comportano allo stesso modo.

Secondo punto guardiamo al brand, al potere mediatico e diamoci il tempo di capire meglio il concetto di successo o meno, ma soprattutto l’arco temporale del progetto. Ho visto tanti progetti NFT con meno potere mediatico, utilità e comunità essere comunque considerati un “successo” da molti e viceversa progetti sconosciuti esser snobbati dai produttori di slide.

Come ha detto Charles Adkins, che io condivido e che riporto con delle integrazioni:

“Penso però che un buon 99% delle persone che parlano dello scivolone di Porsche NFT:

  • Non possieda una Porsche (ergo non legge il problema dal punto di vista di chi ha quella capacità di spesa)
  • Non abbia acquistato l’NFT (e quindi non creda a prescindere nel progetto)
  • Non abbia mai visto un evento Porsche (e quindi parla di una community di riferimento senza conoscerla)
  • Abbia un interesse speculativo (vuole mettersi in mostra)”

i 10 comandamenti del web3 

Poi arrivo ad una serie di mantra (praticamente un elenco che mi sono dato) che sto imparando frequentando, gestendo e progettando iniziative per il web3 da un po’ per diversi clienti:

  1. nel web3 non è detto che un brand sia percepito ugualmente al web2 o al fisico
  2. nel web3 non è detto che tutte le idee siano applicabili e gli utenti interessati e disponibili
  3. nel web3 la community è il primo asset su cui investire in termini di ascolto, coinvolgimento, progettazione e valorizzazione
  4. nel web3 c’è una nuova “netiquette” – per dirla da boomer – da dover comprendere
  5. nel web3 bisogna esser trasparenti
  6. nel web3 la community a cui ci si rivolge si aspetta di aggiungere valore, ma anche e soprattutto che il brand aggiunga valore
  7. nel web3 c’è una cultura fatta di valori legati agli elementi fondanti: decentralizzazione, autodeterminazione, trasparenza, sostenibilità, inclusività e interoperabilità sono caratteristiche che un brand deve adottare se vuole entrare nel web3.
  8. nel web3 ci vogliono, a supporto dei progetti, persone con competenze specifiche che vivano e comprendano le dinamiche, la dialettica, le piattaforme e le aspettative della community in questo ambito. Non basta avere un consulente con un avatar NFT da qualche migliaio di dollari o plotoni di consulenti con excel in mano pensando sia solo un tema di numeri e speculazione.
  9. non si può affrontare il web3 (come altre frontiere e sperimentazioni) senza pensare che il progetto potrebbe fallire, che il progetto potrebbe dover ricevere revisioni strategiche e soprattutto nuovi investimenti.
  10. nel web3, come in altri settori, non esiste un modello applicabile in modo incondizionato a tutti i brand, a tutti i progetti e a tutti gli utenti. I progetti vanno costruiti con gli utenti e per gli utenti, seriamente.

Infine, provo a condividere un monito per la community di “esperti: non perpetuiamo la “cultura del fallimento” se poi ogni volta che un nuovo progetto non va bene, stiamo li a scrivere tonnellate di analisi affondando il progetto. Anche perché per esser esperti bisogna avere esperienza fatta sul campo, e/o aver studiato tanto (tantissimo) materiale da cui aver acquisito veramente tanta conoscenza. Ma c’è tutta questa conoscenza già ora a parte i (pochi) casi noti già su mille slide?

Da un lato predichiamo di volere che le imprese sperimentino, entrino e sviluppino iniziative così da raggiungere una “adozione di massa”, ma poi, non appena le prime sperimentazioni non soddisfano le nostre alte aspettative, iniziamo a gettare ombra e a lamentarci del fatto che le aziende “non sono abbastanza pronte“.

Quante altre aziende in qualsiasi settore, in qualsiasi paese del mondo, sbagliano la loro strategia di prezzo al momento del lancio?

Sbagliare è normale, ripetere l’errore no. Vediamo adesso come andrà il progetto Porsche e vediamo se la lezione è stata appresa.